L’opinione di Antonella Trocino, docente di economia alla LUISS, in questo articolo apparso sul Sole24Ore del 31 agosto scorso, sottolinea l’importanza della sostenibilità ambientale per l’economia, evidenziando che la tassonomia UE deve diventare il riferimento per le valutazioni di sostenibilità, includendo anche attività dannose. Trocino enfatizza la necessità di maggiore trasparenza informativa per ridurre il greenwashing e guidare gli investimenti verso una transizione giusta, proponendo un sistema di categorizzazione dei prodotti finanziari basato su criteri scientifici e vincolanti. In sintesi, la sua analisi mette in luce l’urgenza di un approccio integrato e chiaro nella finanza sostenibile.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 31/08/2024
di Antonella Trocino
“La nostra economia si basa sulla natura. Distruggere la natura significa distruggere l’economia.” Questa non è la dichiarazione di un ambientalista, ma un’affermazione tratta da un recente intervento di F. Elderson, membro del Board e Vicepresidente del Consiglio di Vigilanza della BCE. La citazione non deve stupire poiché negli ultimi anni le autorità di supervisione bancaria e finanziaria hanno sviluppato significative competenze sui rischi di greenwashing e nella governance della sostenibilità, man mano che si è infittito il quadro normativo di riferimento.
Nell’estate 2024 alcuni tasselli interpretativi di questo filone si sono aggiunti. In particolare, una Opinion del 24 luglio scorso dall’ESMA fornisce una lettura prospettica dell’intera “Catena del Valore dell’Investimento Sostenibile (SIVC)”, da cui discendono importanti raccomandazioni, in linea con il parere congiunto – con EBA e EIOPA – sulla Sustainable Finance Disclosure Regulation del 18 giugno scorso.
L’Opinion dell’ESMA meriterebbe ben più ampia trattazione, ma si vuole porre l’accento su un paio di aspetti che prefigurano probabili evoluzioni strategiche per il settore finanziario.
Il potenziale della tassonomia UE (Regolamento 2020/852) si amplierà – La Tassonomia UE dovrebbe gradualmente diventare l’unico punto di riferimento comune per valutazioni di sostenibilità e per incorporare i fattori ESG, in modo olistico,nella legislazione del settore finanziario. Ma la tassonomia dovrebbe essere completata, aggiungendo alle attività ecocompatibili quelle dannose e quelle legate ai processi di transizione ecologica. Dovrebbe emergere la distinzione tra: a) le attività sempre significativamente dannose (“ASH”) per le quali è urgente la dismissione; b) quelle significativamente dannose (“SH”), per le quali esiste una possibilità tecnologica di migliorare le prestazioni ambientali e che necessitano di una transizione urgente. La tassonomia UE dovrebbe inoltre essere completata sia con la tassonomia sociale, sia fornendo chiarezza giuridica circa la definizione legale di “investimenti di transizione”.
Inoltre, la trasparenza delle informazioni ridurrà il rischio di greenwashing – L’ESMA ritiene che sia utile integrare l’attuale set informativo, con informazioni sulla quota di ricavi e CapEx associati alle attività dannose e a quelle in traiettoria di transizione. Raccomanda di individuare un sottoinsieme di informazioni “vitali”, segnaletico di caratteristiche fondamentali di sostenibilità ambientale – per esempio, indicatori sulle emissioni di gas serra, sull’impatto sulla biodiversità e sull’allineamento tassonomico – oltre a indicatori sociali. Si sottolinea l’importanza di effettuare test sui consumatori – basati sulla scienza comportamentale – prima di lanciare qualsiasi proposta normativa rivolta agli investitori, da compendiare con test di settore per generare input sulla attuabilità delle potenziali soluzioni. L’obiettivo è di aiutare gli investitori – soprattutto quelli al dettaglio – a orientarsi nell’ampia gamma di prodotti, con diverse caratteristiche e ambizioni, incanalando i capitali privati verso la transizione “giusta”. Lo sforzo deve contemperare la complessità e la semplificazione dello schema, aumentando la leggibilità delle informazioni e la comparabilità tra prodotti. Per agevolare la clientela nelle scelte, si suggerisce un sistema di categorizzazione dei prodotti basato su “criteri di ammissibilità” – scientifici, vincolanti e misurabili – e “obblighi di trasparenza”. Gli indicatori di sostenibilità faciliterebbero l’aggregazione di informazioni complesse e aiuterebbero i consulenti nel dialogo con gli investitori. La raccomandazione è quella di fornire agli investitori -in documenti brevi, rivolti ai consumatori, come il PRIIPS e il KID – un set di informazioni minime sulla sostenibilità per tutti i prodotti finanziari, con un numero ridotto di semplici KPI, per tendere ad un allineamento tra nomi dei prodotti, materiale di marketing e profilo di sostenibilità dei prodotti stessi, facilitando il confronto dei prodotti “targati” ESG, con quelli con ambizioni minori o del tutto “insostenibili”. In pratica, anche nel mondo degli strumenti finanziari si intravede una prospettiva che ricorda l’etichettatura nutri-score per i prodotti alimentari.
Antonella Trocino è docente incaricata di Economia dei Mercati e degli Intermediari Finanziari all’Università Luiss Guido Carli e collabora con la Luiss Business School nel Master di Finanza Sostenibile. E’ una “pratictioner” appassionata di economia civile e sostenibilità, con un passato professionale trascorso in uffici studi delle primarie associazioni bancarie italiane e in ruoli manageriali, sempre all’interno del mondo bancario, nelle funzioni di pianificazione strategica, controllo di gestione, risk management e compliance. E’ presidente dell’Associazione Beni Comuni “Stefano Rodotà”, uno dei soggetti più attivi della rete dei “Costruttori di Pace”. Aderisce al coordinamento nazionale ecofemminista.