In un momento storico segnato da tensioni globali e da una crescente militarizzazione, l’Europa si trova a un bivio: continuare a perseguire politiche di riarmo, alimentando logiche di competizione e conflitto, o abbracciare un modello alternativo fondato sulla diplomazia, la cooperazione e la giustizia sociale. Gli eventi come “RETHINK EUROPE”, in programma a Roma il 9 aprile 2025 offrono una chiave di lettura imprescindibile: il riarmo non è solo una questione militare, ma l’ultimo anello di una catena di scelte economiche e politiche che hanno privilegiato la competizione sulla solidarietà, l’accentramento della ricchezza sulla redistribuzione, il potere oligarchico sulla democrazia.
Il processo di sostituzione del modello keynesiano — basato su intervento statale, cooperazione internazionale e tutela dei beni comuni — con il “sistema predatorio neoliberista” avvenuto negli ultimi decenni, non ha ottenuto il benessere collettivo che prometteva bensì l’esatto contrario: ha radicalizzato disuguaglianze, precarizzato il lavoro e svuotato la sovranità popolare. Privatizzazioni, finanziarizzazione dell’economia e smantellamento dello stato sociale hanno creato un terreno fertile per malcontento e instabilità, alimentando l’ascesa di movimenti populisti e l’erosione delle istituzioni democratiche. Questa situazione è ormai agli occhi di tutti, soprattutto dele fasce più deboli della popolazione che, da un lato, sono state illuse di far parte di una middle class farlocca, basata sui consumi in cui possono convivere abbienti e meno abbienti, dall’altra, sono state spinte a livelli di proletarizzazione non riconosciuti, in cui manca tutto: welfare, risorse, speranza e finanche la prole dato che i figli non si fanno più (forse il termine “proletario” non è più consono ai tempi, sarebbe meglio chiamarla direttamente “classe povera”).
Questa stessa logica si riflette oggi nelle politiche di riarmo. La corsa agli armamenti, sostenuta da una retorica della “sicurezza attraverso la forza”, riproduce dinamiche di competizione tra Stati, alimentando un circolo vizioso di tensioni e spreco di risorse. Come denunciato nel comunicato di “RETHINK EUROPE”, miliardi di euro destinati a spese militari potrebbero invece finanziare welfare, transizione ecologica e cooperazione internazionale, trasformando la sicurezza da concetto militare a progetto di innovazione sociale e, in altre parole, in bene comune.
Citando il pensiero dell’acuto giurista Paolo Maddalena, la Costituzione italiana, con la sua “economia costituzionale”, offre un antidoto a questa deriva. Gli articoli 41 e 42, che impongono limiti alla proprietà privata e vincolano l’iniziativa economica all’utilità sociale, delineano un modello in cui il bene comune prevale sugli interessi di pochi. Le privatizzazioni selvagge e la svendita del demanio pubblico, che possono essere visti come esempi di “rapina neoliberista”, dimostrano come la mercificazione dei beni comuni abbia indebolito la capacità degli Stati di garantire diritti. Analogamente, il riarmo trasforma la sicurezza in un prodotto di mercato, gestito da lobby militari e finanza speculativa, anziché essere un diritto collettivo. Allo stesso modo, il disarmo non può essere ridotto a mera rinuncia alle armi: è una scelta politica che riafferma la priorità della vita umana, della tutela ambientale e della giustizia redistributiva. È il concetto espresso recentemente da Jeffrey D. Sachs che non radicalizza le posizioni sull’assenza di una forza armata europea quale bene comune e ritaglia l’attenzione su una politica della pace e della diplomazia nei rapporti tra nazioni.
In questo scenario, il mondo accademico, culturale e civile ha un compito fondamentale. L’evento “RETHINK EUROPE” riunisce economisti, filosofi, giuristi e attivisti, dimostrando che alternative esistono e devono essere amplificate. Citando ancora Maddalena, è necessaria una “ricostruzione della proprietà collettiva demaniale” e un ritorno a un’economia reale, distinta dalla finanza predatoria. Allo stesso modo, la pace richiede un’economia della condivisione, non della competizione. La presa di coscienza popolare è altrettanto essenziale. Il “Popolo” di cui parla la Costituzione non è un’entità astratta, ma una comunità che, attraverso partecipazione e solidarietà, può contrastare l’egemonia neoliberista adesso anche bellicista. Le mobilitazioni per il clima, i movimenti per la giustizia sociale e le reti di mutualismo mostrano che un modello alternativo è possibile: un’Europa che investe in educazione, sanità e diplomazia, anziché in carri armi e basi militari.
Uscire dalla trappola del riarmo significa ripensare radicalmente le priorità. Dato che il sistema economico ha rappresentato il principale driver del sistema sociale dal dopoguerra in poi, occorre “smontare” il sistema neoliberista, abrogando leggi incostituzionali e restituendo al pubblico il controllo di servizi essenziali. Parallelamente, l’Europa deve abbandonare l’illusione della sicurezza armata (peraltro priva di qualsiasi fondamento giuridico dell’uso della forza fin quando non si giunge ad una vera e propria unione federale dei popoli), puntando su istituzioni democratiche, cooperazione internazionale e un nuovo “patto sociale” fondato sui principi della Costituzione: uguaglianza, lavoro, diritti inviolabili.
L’appuntamento di Roma – seguito anche dall’evento collegato di Catania presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università – non è solo un dibattito, ma un simbolo: la speranza che intellettuali, cittadini e istituzioni possano reimmaginare un futuro in cui la pace sia soprattutto costruzione attiva di giustizia. Come scriveva Calamandrei, “la Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile: l’impegno, lo spirito, la volontà”. Oggi quel combustibile deve alimentare la lotta per un’Europa solidale, disarmata e libera.
Partecipare a “RETHINK EUROPE” non è solo un atto di dissentimento, ma un passo verso la riconquista della democrazia.

Sociologo dell’innovazione, Segretario Generale di Pensare Insieme