Conversare con Jean-Paul Fitoussi non è un dialogare qualsiasi. Si ha l’impressione di essere di fronte a più persone allo stesso tempo e tutte di grande spessore. Nelle sue parole non c’è solo il pensiero di un grande economista, in esse si sentono anche le voci di tutti coloro in grado di allargare la materia economica al livello di visione e, in quanto tale, all’idea di un destino comune che coinvolge tutti indistintamente per il semplice fatto di appartenere alla specie umana e di abitare il pianeta Terra.
“Conversazione con Jean-Paul Fitoussi” suscita delle domande: “Possiamo dire di avere una qualità della vita in linea con le aspettative radicali del bisogno umano di una vita che vale la pena di essere vissuta?”, “Siamo consapevoli della nostra condotta sociale ed economica?”, “Abbiamo veramente idea del valore della democrazia, della libertà, del capitale umano, sociale e naturale?”.
Di questi tempi la vita dell’economista è dura. Districarsi tra miriadi di variabili in un contesto di perenne incertezza e riuscire ad elaborare di volta in volta la giusta alchimia da offrire a policy makers, regolatori e attori pubblici e privati è un esercizio che scivola sempre più spesso su una riflessione di senso etico della misura nell’interferenza di “…elementi importanti come l’uguaglianza o la disuguaglianza, la democrazia, il sistema politico e il sistema istituzionale, senza parlare del sistema sociale.”. Ecco allora che chiacchierando con Fitoussi vengono messi in discussione aspetti della vita che rendono la Terra un pianeta per pochi. Le profonde disuguaglianze economiche e sociali generate dalla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi producono effetti devastanti per il Pianeta stesso e per tutti i suoi abitanti indifferentemente, anche per i ricchi. L’idea trainante della crescita economica se non di tipo condivisa non può essere affatto chiamata crescita, anzi, crea correlazioni di segno inverso che fanno convivere nello stesso sistema crescita e decrescita, stabilità e precarietà, fiducia e sfiducia, entusiasmo e rassegnazione: un errore importante che si ripete da più di quaranta anni nel nome del PIL.
Viviamo dunque in un mondo capovolto dove l’economia misura il debito anziché la ricchezza e su questa base mortifica la sostenibilità degli asset sociali positivi per le generazioni presenti e future. Salute, istruzione, sicurezza, stabilità politica, ambiente e tutte le altre forme di capitale sociale sono sottomesse a politiche di austerità proprie dell’homo economicus pronto a farsi nuovamente lupo nella società liquida di Bauman. Un po’ tutti abbiamo dimenticato l’essenzialità delle dimensioni sociali dell’uguaglianza e del bene comune proprie delle politiche socialdemocratiche e abbiamo spostato il focus su una democrazia in continua tensione con il mercato, che non fa più il suo mestiere avendo cambiato il paradigma “una persona-un voto” in “un euro-un voto” e uno Stato che ha abbandonato la missione di difendere e proteggere.
Quindi non è solo una questione di cosa e come misurare ma soprattutto di scelta laddove il bisogno di libertà fa pari con la scelta della vita che vogliamo vivere e non viceversa. Tutto il resto, come dice Fitoussi, è soprattutto un gran bla bla in cui il termine “benessere” viene sovrapposto da “ricchezza” e “reddito” senza considerare che la qualità della vita comprende ben altro.
Da questa conversazione, che ha visto la presenza di brillanti menti come Domenico De Masi, Mauro Gallegati, Francesco Saraceno e Paolo Maddalena (tutti Professori per cui Jean-Paul non nasconde una gran stima e affetto), si esce con l’eredità di Jean-Paul Fitoussi alla pars costruens dell’umanità. Un dono straordinario, che fornisce le risposte ai nostri dubbi su come osservare questo mondo alla rovescia e, soprattutto, sollecita ad attivarsi per rendere il sistema politico, governativo ed economico più vicino ai reali bisogni della società con un’idea di giustizia, protezione e assicurazione sociale adeguata ad una qualità di vita che vale la pena essere vissuta.
Jean-Paul Fitoussi ci ha lasciato da lì a poco a questo speciale evento ed ha creato un vuoto che merita essere riempito con una grande consapevolezza della sua visione e, allo stesso tempo, con la fiducia nella possibilità di generare contesti di alta qualità di vita per tutti. Consapevolezza e fiducia che sicuramente ha il gruppo di intellettuali del think tank “Pensare Insieme” coordinato da Miriam Mirolla. Ad essi va il ringraziamento per aver organizzato l’evento ed aver pensato di riportarlo in un libro degno testimone della straordinaria convergenza e interazione intellettuale di grandi menti.
(recensione di Agostino Marottoli su www.meetup40.it del 24/01/2023)